Prosegue la mobilitazione per il rinnovo dei contratti pubblici e per la riorganizzazione della PA.

Dopo la grande partecipazione e il successo avuto prima a Milano il 1 luglio, e subito dopo a Roma il 2 luglio, l'appuntamento previsto per questa mattina alle ore 10:00 a Bari 3 luglio,presso l'Hotel Excelsior,in Via Giulio Petroni n.15, promosso da CGIL-CISL-UIL,  ha visto una forte partecipazione, dei delegati della Puglia. Tema fondante dei lavori, in primis  l'importante tematica del rinnovo dei contratti, anche e sopratutto alla luce della recente sentenza della Consulta sull'illegittimità del blocco, in secondo luogo si è discusso sullo sviluppo delle regioni del Mezzogiorno.

Per la Provincia di FOGGIA ha visto  la  presenza del Segretario Generale della UILPA- Gino IACOVINO e l'autorevole presenza del Coordinatore Generale della UILPA- Giustizia Domenico AMOROSO e la partecipazione di tantissimi dirigenti sindacali, delegati e le RSU.

Il Coordinatore Generale della UILPA-Giustizia AMOROSO: sostiene che ci hanno impedito di riappropriarci del passato,non tollereremo compromessi per riappropiarci del nostro "futuro", commentanto la decisione della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti nel Pubblico Impego.

"Il giudizio della Consulta conferma le preoccupazioni che avevamo espresso nei giorni scorsi, le ragioni della Politica hanno prevalso su quelle di diritto".Il silenzio del Governo ci lascia perplessi...ora ci aspettiamo il rispetto,tempestivo dell'impegno per il futuro, inteso non come adempimento ma come adeguamento della giusta retribuzione. Conclude cosi Domenico AMOROSO il Goverrno segua le indicazioni della Consulta e riapra subito la contrattazione! 

Il Segretario IACOVINO all'intervista fatta ha tuonato così,rilasciando le seguenti dichiarazioni:

La UIL da gran tempo sostiene che una Amministrazione Pubblica efficiente con i suoi

strumenti e le sue potenzialità deve avere un ruolo primario nel percorso di uscita dalla crisi, per

consentire uno sviluppo del Paese comparabile con quello degli altri paesi europei e, soprattutto, dei

suoi principali competitors.

Per questo, a suo tempo, la UIL si è fatta promotrice della privatizzazione del rapporto di

lavoro nell’impiego pubblico, vedendo in essa il primo passo di un processo di efficentamento

ancorato al fattore lavoro, processo che, purtroppo, la politica non ha saputo e voluto completare.

Ancora con la stella polare dello sviluppo del Paese, con grande responsabilità la UIL ha

affrontato il tema del lavoro Pubblico, e dei numerosi interventi di cui negli ultimi anni è stato

oggetto, e, in questa logica, ha condiviso gli obiettivi di efficacia e di efficienza che erano dichiarati

essere le basi dei provvedimenti di riforma.

In questa stessa logica, la UIL non ha condiviso molte delle norme della “riforma Brunetta”,

che riteneva e ritiene astratte ed inefficaci, fortemente penalizzanti per i lavoratori e le

amministrazioni, oltreché palesemente contraddittorie con gli stessi obiettivi di efficacia e di

efficienza dichiarati dal Ministro Brunetta e da sempre condivisi dal mondo del lavoro.

Gli interventi delle “manovre” finanziarie hanno avuto sul mondo pubblico effetti devastanti

sul piano economico e su quello normativo a partire dalla inaccettabile decisione del blocco del

contrato nazionale che per noi resta una lesione da sanare: una P.A. obsoleta per i tagli alle risorse

destinate alla formazione ed all’aggiornamento, in molti casi sottopagata e con un blocco delle

retribuzioni per almeno cinque anni, disarticolata da tante riorganizzazioni pensate solo in termini di

risparmio e non di qualità del servizio, invecchiata con una età media che supera i 50 anni a causa

dei tagli agli organici e dal blocco del turn over, marginalizzata dai tagli alla scuola ed a quelli

generalizzati agli investimenti a partire da quelli nella ricerca o nell’università e nell’AFAM e con

una forte presenza di personale precario, compromessa nella reale possibilità di garantire i servizi

essenziali a causa della pesante riduzione dei trasferimenti al sistema degli Enti Locali e della

Sanità.

A tutto ciò si sommano la politica delle esternalizzazioni inutili, inefficienti e costose e l’uso

che la politica fa della P.A. come terreno di facile consenso, quando non di clientela o di malaffare.

La UIL ritiene che una politica che deprima la Pubblica Amministrazione e mortifichi il

lavoro pubblico non solo danneggi i dipendenti, ma sia fortemente contraria agli interessi del Paese

e, per questo, si pone l’obiettivo di operare un recupero delle condizioni di lavoro nella Pubblica

Amministrazione in un funzionale sistema di relazioni industriali ed in sintonia con un

generalizzato innalzamento dei livelli di efficacia dell’azione pubblica.

Al fine di ottenere tale obiettivo, la UIL ritiene indispensabile procedere sulla strada della

piena applicazione al lavoro pubblico del Modello contrattuale firmato nel 2009 dal Governo e dalla

grande maggioranza dei soggetti sociali, rilanciando la contrattazione, specie di secondo livello,

come strumento di sviluppo.

L’obiettivo è quello di realizzare passi avanti, tenendo conto delle specificità organizzative e

produttive, verso l’estensione al mondo del lavoro pubblico di quelle duttilità organizzative che

sono logica conseguenza della sua contrattualizzazione.

PER QUESTO MOTIVO, LA UIL È PER:

Rilancio della Contrattazione integrativa per l’efficienza dei servizi ed i

riconoscimento della professionalità

Soluzione al problema del precariato

Riduzione dei costi di politica e burocrazia e razionalizzazione e qualificazione

della spesa pubblica

- Rilancio della Contrattazione integrativa per l’efficienza dei servizi ed il

riconoscimento della professionalità

1. Occorre rimuovere tutti gli ostacoli derivanti dal sommarsi della “legge Brunetta” con le

finanziarie di Tremonti, che nei fatti vietano la contrattazione integrativa ed avviare un’immediata

azione di rilancio del confronto di tale livello tra le singole amministrazioni. La UIL ritiene che

singole amministrazioni ed i soggetti sindacali a ciò titolati ai sensi del CCNL di comparto/area,

debbano poter realizzare specifiche intese finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualità dei

contratti di lavoro, alla emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di produttività e di salario,

alla gestione delle piante organiche e della mobilità, agli investimenti e all’avvio di nuove attività.

Le specifiche intese di cui sopra possono riguardare una redistribuzione del salario accessorio, la

regolazione delle materie inerenti l’organizzazione del lavoro e del servizio, incluse quelle relative

alla introduzione di nuove tecnologie, ai processi di esternalizzazione e reinternalizzazione di

funzioni, alle mansioni del lavoratore, alla classificazione e inquadramento del personale, alla

disciplina dell’orario di lavoro, ai contratti a termine, ai contratti a orario ridotto, modulato o

flessibile, ai casi di ricorso alla somministrazione di lavoro ed a tutte le altre forme di rapporto non

a tempo indeterminato, alle modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, comprese le

collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite IVA, alla trasformazione e

conversione dei contratti di lavoro. Tali accordi potranno garantire sia la partecipazione attiva ai

processi di riqualificazione e razionalizzazione dell’attività, dei servizi e della spesa delle

Amministrazioni, che l’attribuzione di una quota dei risparmi derivanti da processi di

ristrutturazione, riorganizzazione ed innovazione al personale direttamente coinvolto ed alla stessa

contrattazione decentrata, secondo criteri contrattati.

2. Alla luce del risultato positivo dato dall’operazione di sostegno alla produttività del settore

privato attraverso il regime di imposta sostitutiva del 10% sulle componenti accessorie della

retribuzione, legate alla produttività, all’efficienza, all’innovazione (regime prorogato dall’art.1,

comma 47 Legge di stabilità 2011), in un’organica riforma fiscale occorre procedere, in forma

strutturale, all’estensione della tassazione agevolata ai lavoratori del pubblico impiego. Infatti, se

resta discriminante ed ingiustificato che, ancora oggi, i lavoratori del pubblico impiego, già

pesantemente colpiti dal blocco dei rinnovi contrattuali, siano esclusi da tale beneficio, estendere la

tassazione agevolata ai lavoratori del pubblico impiego significa soprattutto porsi su un piano di

maggiore competitività e produttività in grado di rilanciare la vera sfida di una P.A. moderna,

efficiente ed efficace.

- Soluzione del problema del precariato nel pubblico impiego

1. Occorre che sia posto un argine definitivo alla pratica del ricorso a prestazioni di lavoro non a

tempo indeterminato quale prassi consolidata in deroga alle norme sulle assunzioni e sugli organici.

Rispetto alla situazione in essere, occorre monitorare le situazioni in cui la storica mancata

copertura del turn over ha creato situazioni d’organico tali da aver reso fisiologico, e non

patologico, il ricorso a prestazioni lavorative non a tempo indeterminato per lo svolgimento delle

mission e dei compiti d’istituto delle amministrazioni ed operare, quindi, l’attivazione di procedure

di stabilizzazione, sulla falsariga di quanto attivato nel settore scuola, con l’utilizzo di graduatorie

esistenti e/o pubblici concorsi. Si deve anche dare piena applicazione anche nel pubblico impiego

alla “legge Biagi”, e deve, altresì, prevedersi l’introduzione nel pubblico impiego della sanzione

della trasformazione del rapporto in caso di violazione delle norme sui contratti a termine, per

evitare il riprodursi delle tante situazioni non virtuose.

- Riduzione dei costi di politica e burocrazia e razionalizzazione e qualificazione della

spesa pubblica

1. Occorre da subito prevedere una regolamentazione del mondo delle società controllate dalle

pubbliche amministrazioni, con lo scopo di ridurne il numero operando le necessarie

reinternalizzazioni ed attraverso accorpamenti e fusioni nei livelli territoriali, e con quello di

snellirne la costosa governance. E’ necessario verificare il possibile accorpamento di enti pubblici

tra loro omogenei recuperando così risorse umane ed economiche, e riducendo il numero dei

soggetti privati affidatari di servizi pubblici (municipalizzate, etc.).

2. Occorre rivedere il regime delle incompatibilità sia della politica a ricoprire più di una carica

pubblica (elettiva o di nomina) sia per dirigenti e funzionari pubblici rispetto alla pluralità di

incarichi nella P.A. e rispetto agli incarichi nel privato, introducendo anche il principio delle

sanzioni nel settore pubblico per le responsabilità della politica per la quale, senza dimenticare che è

sempre soggetta al giudizio del consenso elettorale, devono prevedersi norme regolatrici e

sanzionatorie esigibili.

3. Occorre rendere effettiva la divisione tra politica e amministrazione, sottraendo la dirigenza

dalla forte subordinazione al potere politico, a cominciare dall’abrogazione delle norme che

prevedono la nomina diretta dei dirigenti, al di fuori delle procedure previste per l’accesso nelle

pubbliche amministrazioni; una pratica purtroppo molto diffusa che non assicura la necessaria

trasparenza e determina l’applicazione ai vertici delle amministrazioni di figure non in possesso dei

necessari requisiti tecnici e professionali. Occorre, altresì, rafforzare la funzione dirigenziale

riequilibrando il rapporto dirigente/non dirigenti, ora troppo spesso squilibrato verso l’alto, con l

conseguenza di un impoverimento della funzione così frammentata.

4. L’immediata riduzione almeno del 30% delle consulenze a persone e società e delle

collaborazioni deve e può costituire un obiettivo immediatamente perseguibile, che coniuga

risparmi e trasparenza.

5. Occorre ridurre il numero dei Comuni, delegando le Regioni ad operare con legge regionale

l’accorpamento dei Comuni i cui centri urbani già sono di fatto fusi, ovvero quelli con meno di

3.000 abitanti, e sopprimere le Province trasferendo le risorse e le competenze ai Comuni od alle

Regioni.

6. E’ necessario razionalizzare la macchina amministrativa, qualificando e rendendo efficienti i

servizi anche attraverso l’accorpamento di funzioni e favorendo la costituzione di unioni di comuni

e servizi in convenzione tra enti locali e strutture sanitarie, ridefinendo i rispettivi ambiti territoriali

per far coincidere gli ambiti della sanità con quelli del sociale.

7. E’ necessaria una significativa opera di delegificazione, con il duplice obiettivo di ridurre al

necessario gli adempimenti per cittadini ed imprese (cui in genere corrispondono anche

adempimenti per le pubbliche amministrazioni) e di responsabilizzare le amministrazioni e gli

amministratori con il trasferimento alla loro potestà regolamentare di materie ora riservate alla

normazione di livello primario.

8. E’ indispensabile gestire con il coinvolgimento delle parti sociali gli effetti del taglio ai

trasferimenti a Regioni ed AA.LL. per evitare che si traducano in una possibile riduzione dei servizi

ai cittadini.

9. Bisogna rivedere l’attuale organizzazione della Ragioneria Generale dello Stato, passando da

una funzione puramente finanziaria (semplice verifica delle coperture finanziarie della spesa) ad

una contabilità economica, mutuando le tecniche di tipo civilistico. E’, questo, un passaggio

necessario per adeguare la struttura della pubblica amministrazione ai nuovi paradigmi.

10. Si deve operare un rilancio della sussidiarietà innescando nel lavoro pubblico gli strumenti

della bilateralità e del Welfare contrattuale, a partire dai temi della formazione professionale,

finalizzata soprattutto alla reinternalizzazione di funzioni ed alla diminuzione del ricorso a

consulenze e collaborazioni esterne.

11. Con l’obiettivo di una diffusa qualificazione del sistema scolastico, occorre prevedere un

graduale avvicinamento ai livelli dei paesi europei e dell’OCSE del rapporto tra spese per

l’istruzione e PIL; la riorganizzazione e la razionalizzazione del sistema scolastico deve basarsi su

organici stabili e pluriennali, garantendo stabilità di lavoro e continuità didattica.